Il Brasile è lo stato avente il territorio più esteso dell’America Latina. È conosciuto da molti soprattutto per la particolarità e l’unicità del Carnevale di Rio de Janeiro, caratterizzato da carri tematici adornati, costumi sgargianti, il tutto accompagnato da musica e samba. Ma parlando dell’aspetto politico, è una nazione che dal maggio 2016 è governata da Michel Temer, a seguito della sospensione della carica fino a 180 giorni di Dilma Rousseff per impeachment (messa in stato di accusa di titolari di cariche pubbliche). Il 7 ottobre 2018, in questo vasto territorio sudamericano, si è svolto il primo turno per l’elezione del nuovo Presidente, successore di Temer, e dei membri del Parlamento. I risultati sono stati alquanto inaspettati: Fernando Haddad,, membro del partito dei lavoratori (PT) collocabile in una posizione di estrema sinistra, ha ottenuto il 27,97% dei voti, mentre il suo avversario Jair Bolsonaro il 47,60% (DATI TRATTI DAL GIORNALE “LA REPUBBLICA”). Tra i due vi è un distacco di circa 20 punti percentuali, per questo nella sfida finale, ovvero il fatidico ballottaggio che si terrà il 28 ottobre, il docente universitario Haddad sarà costretto a dover stringere nuove alleanze con gli altri candidati di partiti social-democratici e laburisti (Ciro Gomes del PDT e Geraldo Ackmin del PSDB), o addirittura in extremis con il centro-destra, infatti ha già affermato di essere aperto ad ogni alleanza. La vittoria di Bolsonaro congloberebbe il Brasile all’ondata di populismo, sovranismo, razzismo ed omofobia che fino ad ora ha visto coinvolti molteplici paesi, dagli USA di Trump a Duterte nelle Filippine, mentre in Europa con Kurz in Austria e Salvini in Italia. Si tratta di un uomo che potrebbe mettere in serio pericolo la democrazia nello stato più esteso dell’America Meridionale. Ma nonostante il suo estremismo è riuscito ad ottenere il consenso di 43 milioni di persone. Quali sono le ragioni di questo successo? Sono sicuramente le stesse che hanno portato alla vittoria i sovranisti a livello mondiale, ovvero un preoccupante aumento della criminalità, la corruzione della politica nazionale e la crisi economica globale. Bolsonaro ha trovato anche terreno fertile in Brasile, dato che l’ex presidente Lula, predecessore della Rousseff, è stato incarcerato per corruzione (nell'ambito di quello che viene considerato come un processo puramente politico, volta a screditare la figura di Lula) ed è stato sostituito da Haddad. Il candidato presidente ha più volte emesso delle affermazioni omofobe “meglio avere un figlio morto che gay” e razziste ed ha proposto l’abolizione di leggi che puniscono le forze dell’ordine che eccedono nell’uso del potere e di utilizzare il pugno di ferro per contrastare la criminalità dicendo : “Se un poliziotto uccide 20 delinquenti non lo metto sotto inchiesta, gli do una medaglia”. E chi se non Matteo Salvini poteva sostenere queste posizioni estremiste. Il Ministro dell’Interno italiano ha infatti scritto in uno dei suoi post su Facebook che anche il Brasile respira aria di cambiamento. Ma potrà essere positivo il cambiamento, con l’ascesa al potere di un uomo misogino, omofobo, razzista e più volte appellato come fascista?
Il giorno del ballottaggio è ormai sempre più vicino. In quel fatidico giorno tutto potrà accadere: potrebbe essere confermato o ribaltato il risultato ottenuto nella prima fase delle elezioni, ma il tutto dipenderà ovviamente dalla vox populi. -Federica Squicciarini
0 Commenti
Lascia una risposta. |
AutoreSiamo due ragazzi con la passione per il mondo. Non conosciamo muri nè barriere, solo orizzonti Archivi
Ottobre 2018
Categorie
|