Da ben 9 anni a questa parte ci si è quasi abituati a sentir parlare della grande crisi economica che ha trafitto la Grecia, frutto di anni di bilanci statali falsati che ne hanno comportato la bancarotta. La Grecia ne ha vissute davvero tante in questo nuovo (e ormai tramontante) decennio. Il popolo ellenico è stato costretto a ingenti sacrifici dal governo presidiato dal radicale di sinistra Alexis Tsipras, che, tentando di risanare i conti dello Stato, ha dovuto attenersi alla troika dell’Unione Europea, ottenendo risultati contrastanti. Se da un lato, infatti, la situazione economica greca è generalmente migliorata (crescita economica dell’ 1,4% nel 2017, con previsioni che conducono ad un miglioramento del 2,3% nel 2019), la disoccupazione diminuita di 6 punti percentuale dal suo picco massimo raggiunto nel 2013 (27,5%) e altri indicatori economici su cui non andrò a soffermarmi, presentano un contesto in relativa e costante (ri)crescita; dall’altro i Greci sono reduci da anni di sofferenze, che hanno notevolmente abbassato la qualità della vita, ormai una delle più basse d’Europa. Il 22,2% della popolazione vive sotto la soglia della povertà (dati Eurostat) e, come spesso accade, le politiche di austerity europee non hanno tenuto minimamente conto dei problemi della gente, unitamente al fatto che la Grecia è stata lasciata quasi completamente sola per quanto concerne la gestione dei flussi migratori di profughi siriani, iracheni e afgani. Ma ad oggi la Grecia ha bisogno di aiuto, urgentemente, e l’Europa ha l’obbligo di dover rispondere a questo appello. Da giorni la zona circostante Atene è letteralmente in fiamme, a causa di una serie infinita di 47 incendi forse o, come sostiene il governo greco, sicuramente di origine dolosa. Quando infatti il corpo ellenico dei vigili del fuoco stava operando un’azione di soccorso nella zona più colpita sono scoppiati altri roghi in zone distanti dal luogo di maggiore propagazione delle fiamme. Le raffiche di vento a 60 km/h peggiorano ulteriormente un quadro già di per sé drammatico. Per il momento la Croce Rossa riporta che sono state accertate 74 vittime, tra cui molti bambini, 556 feriti. I paesi più colpiti sono quelli di Rafina e Mati, alle porte di Atene, e note località turistiche dalle quali la gente sta cercando di scappare in ogni modo. Il paesino di Mati ormai è completamente distrutto, e potrebbe definirsi come la Pompei del Ventunesimo secolo. Decine di corpi carbonizzati sono stati rinvenuti nelle strade della località, tra i quali quelli di una donna ed un bambino abbracciati. Queste immagini sconvolgenti provengono dal cuore etico dell’Europa e, nonostante le ingenti risorse umanitarie e militari inviate in Grecia da Germania, Polonia, Italia, Francia, Cipro e Spagna, è necessario fare di più, prima che il fuoco arrivi ad Atene, prima che la culla dell’Europa venga distrutta. La Grecia, dopo il suo passato glorioso, ha subito troppe ingiustizie. La Grecia ora va salvata, non solo finanziariamente, ma letteralmente. -Adriano Livrieri
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AutoreSiamo due ragazzi con la passione per il mondo. Non conosciamo muri nè barriere, solo orizzonti Archivi
Ottobre 2018
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