“Il linguaggio politico è concepito in modo da far sembrare vere le bugie e rispettabile l'omicidio, e per dare parvenza di solidità all'aria.” La suddetta frase è una delle più famose citazioni tratte dallo scrittore britannico George Orwell, il quale poneva il sistema dicotomico verità-menzogna in una posizione di assoluto rilievo all’interno dei suoi romanzi, in particolare nell’immortale 1984, probabilmente il romanzo dispotico (e distopico) più famoso di tutti i tempi. Senza voler giocare troppo a scovare differenze e analogie tra la società del “Grande Fratello” e quella attuale, è evidente che proprio la sopraccitata dicotomia che lega verità e menzogna è la chiave che il politico medio (usare un’espressione del genere è molto triste) usa per aprire le porte del potere incondizionato e legittimato dalla volontà popolare. Laddove c’è un popolo ignorante e facile da ingannare, le bugie assumono il ruolo di verità inconfutabili da qualsiasi dato o statistica. Sembra paradossale che l’Italia, il Paese reduce dal regime menzognero per eccellenza, quello nazifascista, si trovi in una situazione drammaticamente simile a quella di quel tempo. Il nuovo governo formato da Lega e Movimento 5 Stelle, incarnato dalla figura del ministro dell’interno Matteo Salvini, si avvale delle cosiddette “fake news” per alterare l’opinione pubblica riguardo ad una moltitudine di argomenti, tra cui il principale è l’immigrazione, di cui parleremo da qui a poco. Occorre premettere che l’espressione “popolo ignorante” non è solamente un’opinione soggettiva, ma il quadro emergente da dati OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) che evidenziano come quasi un italiano su due non sia in grado, tra le altre cose, di sintetizzare i contenuti di un testo ed elabori una notizia basandosi esclusivamente sulla propria esperienza personale. Posta questa doverosa premessa, quali sono le più grandi “fake news” che il ministro utilizza per guadagnare consenso, alterando la percezione della realtà? La bufala dell’invasione da parte degli immigrati è sicuramente la più popolare tra gli italiani, che percepiscono il fenomeno migratorio come un pericolo. In realtà la popolazione italiana conta appena 5 milioni di stranieri regolari a fronte di un totale di circa 60 milioni di residenti in territorio italiano, in percentuale poco più dell’8%. Considerando i dati riguardanti le richieste d’asilo, l’Italia nell’ultimo anno ne ha ricevute 126mila, circa 2000 ogni milione di abitanti. Proporzioni molto ridotte in confronto alle richieste d’asilo perpetrate a Malta, Germania, Svezia, Francia e Gran Bretagna (fonte Eurostat). Inoltre, come se non bastasse, nei primi mesi del 2018 sono sbarcate solo 13103 migranti, il 73% in meno rispetto allo stesso lasso temporale del 2016 (dati UNHCR). Il ministro dell’interno ha più volte dichiarato che i “migranti” che giungono in Italia non fuggono da niente, e anche per questo ha definito, con una dichiarazione poco felice, la loro condizione “una pacchia”, ma i dati forniti dall’UNHCR sembrano smentire il ministro. Infatti il 19% della gente che approda sulle nostre coste proviene dalla Nigeria, paese dilaniato a nord dalle barbarie del gruppo terroristico Boko Haram e a sud da lotte per il controllo dei ricchi pozzi petroliferi del delta del Niger. Il 13% è originario dell’Eritrea, nazione con un PIL pro capite di 1400 dollari, tra i dieci più bassi del pianeta, e governata da oltre vent’anni da uno dei dittatori più sanguinari del nostro tempo, Isaias Afewerki, il cui regime ignora ogni diritto umano e costringe i giovani alla leva militare obbligatoria e permanente. I rimanenti fuggono da paesi in guerra da anni come Sudan, Somalia, Afghanistan, Siria e Libia, o da regimi totalitari e repressivi come quelli di Gambia e Egitto. Tutti loro hanno diritto alla protezione internazionale. Ponendo per un po’ in secondo piano le varie bufale che correlano immigrazione e criminalità, il neoministro dell’interno (vero e unico capo di questo governo) sta giocando molto sulla ritrovata autorevolezza dell’Italia in Europa. Queste affermazioni, anch’esse false, si uniscono ad un’evidente incapacità politico-comunitaria. Innanzitutto occorre precisare che il duo Salvini-Toninelli (il ministro dei trasporti) è riuscito nell’”impresa” di scatenare a distanza di poco più di un mese dal suo insediamento ben tre crisi diplomatiche (nell’ordine, Tunisia,Malta e Francia) e a sfiorarne una quarta nel momento in cui è stato chiesto al governo olandese di ritirare una nave di una Ong basata proprio nei Paesi Bassi, ignorando che le organizzazioni non governative non dipendono, come suggerisce il nome stesso, da alcun governo. Le dichiarazioni del governo italiano sono decisamente incoerenti rispetto alle azioni di quest’ultimo in ambito europeo. Infatti, se da un lato i 5 stelle e la Lega desiderano modificare il Trattato di Dublino (che impone al Paese di primo approdo di gestire da sola l’accoglienza e voluto, a suo tempo, proprio dalla Lega), dall’altro si astengono o votano contro la prima bozza di risoluzione presentata al parlamento europeo che prevede l’obbligatoria redistribuzione dei migranti nei vari stati membri dell’Unione e, successivamente, si adattano ad un accordo che di risolutivo non ha nulla. Altro elemento paradossale, quasi grottesco, è che il ministro Salvini invoca solidarietà da parte dell’Europa riguardo la più equa distribuzione degli immigrati ma al contempo indica la linea dettata da Orban, che nella sua Ungheria che erge muri e fili spinati non accoglie nessuno, come la strada giusta da seguire. Il governo, come si suol dire, predica bene e razzola male, ma questo alla maggioranza degli italiani sembra non arrivare. Salvini e Di Maio, di fatto i due leader del paese, si servono dei social network per diffondere informazioni (molte volte false) e fare proclami con il solo fine di dare libero sfogo alla rabbia degli italiani, donando alla figura del migrante il ruolo di antagonista del benessere del popolo. I social, pur potendo contare su molte caratteristiche e funzioni positive, danno la possibilità a tutti indistintamente di esprimere opinioni sulla base del nulla e, soprattutto, hanno incrementato il fenomeno delle fake news, ormai vero e proprio mezzo da campagna elettorale. La politica governativa italiana ha saputo sfruttare questo mezzo con veemente potenza, guadagnando un enorme consenso che sembra crescere a dismisura giorno dopo giorno, aldilà del reale valore dell’operato politico. Questo comporta un’alienazione dalla realtà e una percezione dei vari fenomeni che caratterizzano la società italiana completamente distorta e, soprattutto, immutabile, anche a fronte di smentite e controinformazioni autorevoli. A dimostrazione di tutto ciò c’è il rapporto Eurispes sull’Italia del 2018, da cui evince che ben il 35% degli italiani è convinto che gli stranieri costituiscano il 16% del totale, mentre il 26% ritiene che essi ne costituiscano addirittura il 24%. Ogni proclama viene considerato oro colato, non importa in cosa esso consista, anche affermazioni prive di senso (e per questo difficilmente confutabili razionalmente) come quelle di Salvini che parla dell’immigrazione come “un complotto internazionale per impedire agli italiani di fare figli” o che “qualche scienziato vorrebbe far inalare una sostanza per accogliere meglio i clandestini e fare donazioni” sono recepite come verità assolute. Ed è così che i due elementi della dicotomia di cui si trattava in precedenza si fondono in un solo grande concetto regolatore dei tempi che viviamo e che stiamo noi stessi creando nel nostro paese. Un paese in cui la verità e la menzogna sono un’unica grande legge.
-Adriano Livrieri
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AutoreSiamo due ragazzi con la passione per il mondo. Non conosciamo muri nè barriere, solo orizzonti Archivi
Ottobre 2018
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