Idlib, città situata nella parte nordoccidentale della Siria, è ormai rimasta l’ultima roccaforte in mano ai ribelli. Anzitutto, vengono indicate con il termine “ribelli” le varie formazioni islamiste e non, che nonostante le diverse ideologie sono accomunate dalla lotta contro il governo siriano capeggiato da Bashar al-Assad e le principali sono : l’Esercito siriano libero (Fsa), Milizie curde (Ypg) e milizie islamiste. Ma prima di parlare degli ultimi avvenimenti, bisogna tornare indietro di alcuni anni. Idlib è una tra le più importanti metropoli siriane e anche frontiera turca e proprio per la sua posizione strategica è stata causa di una guerriglia tra ribelli, ostili al regime di Assad e forze governative, successivamente trasformatasi in una vera e propria guerra. La conquista di questo territorio ha significato, per gli anti-Assad, l’assicurarsi del passaggio di uomini, armi e munizioni dal confinante stato, nonché la Turchia. Erdogan successivamente, ordinò l’apertura della cosiddetta “autostrada del jihad” così chiamata perché consentì a migliaia di miliziani di andare a combattere in Siria per abbattere Assad, ma in realtà peggiorò ulteriormente la situazione. Nel 2012, anno in cui è iniziato l’assalto ad Aleppo, gli ostili ad Assad hanno iniziato a sottrarre sempre più territori governativi. Un’importante svolta si ha nel 2015, quando gli islamisti assediano l’esercito regolare (composto dai filoassadiani) e conquistano Idlib. Ma a distanza di alcuni anni, la resa dei conti sembra essere arrivata. L’8 settembre 2018 la Russia ha effettuato dei raid nella summenzionata provincia, poiché il regime di Assad lo scorso mese aveva minacciato di voler effettuare un ultimo assalto per riprendere il controllo della zona nordoccidentale della Siria. Il giorno dopo i 60 attacchi da parte della Russia, si è tenuto il vertice a Teheran tra Rohani, Putin ed Erdogan (rispettivamente i presidenti di Iran, Russia e Turchia), dove quest’ultimo ha proposto di cessare il fuoco, affermando che ulteriori attacchi sulla città sarebbero stati “un disastro, un massacro e una grande tragedia umanitaria”; ma la sua proposta è stata subito respinta dagli altri due presidenti che sono restati fissi sulle loro dure posizioni continuando a ribadire che i gruppi di estremisti rimasti sarebbero disposti ad ogni tipo di provocazione, tra cui l’uso di armi chimiche (ormai da decine di anni proibito). E ora che russi e siriani hanno cominciato a bombardare, il presidente Erdogan non può permettersi ulteriori errori.
Per la provincia siriana ha speso uomini e ingenti somme di denaro, motivi per cui non può assolutamente perderla, infatti avrebbe già schierato al confine con la Siria carri armati e cannoni e migliaia di soldati. Ha fatto blindare la città di Ankara (capitale cosmopolita della Turchia) poiché teme che ci possa essere un'invasione vera e propria di profughi, infatti, stando agli ultimi dati, dopo i raid russi oltre 30mila persone avrebbero abbandonato le loro case, un numero in tendenziale aumento. -Federica Squicciarini
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AutoreSiamo due ragazzi con la passione per il mondo. Non conosciamo muri nè barriere, solo orizzonti Archivi
Ottobre 2018
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